sabato 5 febbraio 2011

Idrogeno e idiozia, Harlan Ellison

Harlan Ellison è uno stronzo, più precisamente uno stronzo americano, il tipo peggiore. Lo si capisce dai racconti e dalle (inutili) introduzioni agli stessi che usa solo per darsi delle arie.
Parla delle donne come lo stronzo che è: da stronzo. In uno dei racconti - uno dei migliori, per altro, e dico migliore e non bello perché gli americani guardano a questo, alla qualità, non alla bellezza, come se si parlasse di manzi piuttosto che di libri - dicevo, in uno dei racconti il protagonista reincontra tutte le donne della sua vita a ritroso, l'ultima, la penultima e così via, fino alla terribile ex finita in manicomio, ed è un racconto horror.
Ma vai a cacare, sbruffone.
Il racconto, però, è bello (anzi, buono, come dicono loro) non c'è niente da fare.
Sono belli anche quasi tutti gli altri, soprattutto il primo, Jeffty ha cinque anni, uno dei migliori che abbia mai letto. Ce ne sono anche di insignificanti ma di sicuro Harlan Ellison non lo sa.
E' uno di quegli scrittori americani che si siede e scrive come un carro armato, senza fermarsi, babam babam babam, che si fa "venire le emorroidi a forza di scrivere", come dice lui. E' uno Stephen King, per intendersi. Più introspettivo di Stephen King, leggermente più tormentato di Stephen King, sicuramente più presuntuoso di Stephen King e probabilmente di chiunque altro al mondo.
E' un visionario, non si pone limiti e a volte (a volte) fa perfino qualche capatina nell'arte vera. Meno di quanto lui creda. Sia chiaro.
E' un bel libro.
Che fa incazzare.
Bello.

Voto: 4 / 5

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